Non ci sono più sguardi nelle sere d’inverno.
Solo occhi appoggiati agli angoli della città. Niente sorrisi, niente cuori sanguinanti.
Solo lacrime scure e nessuna follia nuova a salvarci. È come fermarsi su un ponte qualunque.
Come una morte improvvisa.
Come l’acido nelle poesie mai dette.
Parole sincere, per sempre taciute.
Loro sono lì.
Come il sole in attesa di un incendio, con sguardi annodati dentro silenzi e strade rumorose.
Gli si legge nel cuore quando un sussulto li attraversa, come tori nell’arena.
Senza emozioni, senza terre amiche.
Fermi ad aspettare istanti, dolori, gioie, o solo un cane che passa.
Fuggono dalle orme di piccoli piedi, lasciandosi dietro ciò che è stato: carne nel buio dei sensi, senza candele.
Non vincono.
Non vogliono vittorie.
Aspettano colori e dolori.
Sono dietro visi freddi, dietro labbra socchiuse a carezzare un profumo, un germoglio.
Ma il grigio si fonde sempre con l’infinito.
Sempre lontani dall’orizzonte, a volte felici come farfalle che si illudono di saziare la fame.
Maschere nude.
Pelle trapanata dal freddo che indaga le ossa e trafigge la carne.
Niente stelle, niente dita tra le nuvole.
Solo carne ammucchiata sotto il portico della vita.
@G.L. 15 agosto 2022