(racconto viscerale, un momento sospeso tra l’apatia e il delirio creativo)
Solo caldo.
E ritagli fotografici di una giornata da inventare.
Fuori, l’estate vomita: spiagge sature, donne nude sotto il pelo dell’acqua, gelati squagliati, barche a vela stanche con la musica a palla, cocainomani sdraiati come lucertole, spaghetti annacquati nel sugo, insalate lucide d’olio, famiglie isteriche a occupare i lidi come eserciti in vacanza.
Io affondo.
Pink Floyd nelle orecchie e mozziconi mai spenti tra le dita.
Il mondo scivola via dietro maschere appannate.
E intanto… Shine on you crazy diamond…
Non ho voglia di vivere. Ma in questo sudiciume, trovo un’ombra di pace.
Imbratto le pareti come un ossesso. Più è brutto, meglio è.
Quando fai qualcosa di orrendo, le cause sono due: o sei un idiota, o un’idea ti sta divorando. Io ho allagato il pavimento di vernice, ci ho camminato dentro. Ho guardato il colore colare lungo i muri, gocciolare su di me, diventare pozze viscide.
E mi sentivo bene.
E intanto… Shine on you crazy diamond…
Mi sono dipinto tutto: maglietta, mani, braccia. Ridevo come un matto.
Poi, all’improvviso, mi sono fermato.
“Ma sono pazzo?” No. Ero vivo.
Il cuore andava al ritmo della malinconia. E per un attimo, non ero più solo.
C’era la mia felicità finta, la mia pazzia lieve, leggera come la luce tremolante sulla parete. La solitudine, come la droga, ha bisogno di una dose giusta. Se impari a gestirla, diventa una puttana fedele.
Una compagna senza peso. Una donna brutta che ti ama lo stesso.
E intanto…
Shine on you crazy diamond.
@luglio2021 – luglio 2025