(appunti di un pianista alla fine del mondo)
Ho lavorato per troppi anni Forse 45. Non ricordo più.
E ci metto dentro anche quei tre anni passati in collegio, o meglio: in un riformatorio mascherato da collegio, tra preti e suore che si picchiavano tra loro e picchiavano anche noi poveri ragazzi…che poi, non eravamo proprio dei santi.
Io, intanto, cominciavo a fumare troppo presto… e fumavo di tutto. Ricordo ancora l’odore della Alfa senza filtro rubate a mio padre.
Ho lottato contro troppa gente, ho avuto fame e sete, ma ho anche mangiato come un maiale e bevuto da ubriacarmi di vita e di morte.
Ho visto cadaveri, li ho raccolti, ne ho salvati altri. Alcuni si ricordano ancora di me.
Nel bene.
Nel male.
Ho assaggiato tutti i colori che la vita poteva offrirmi.
Ho viaggiato lontano e mi sono anche esiliato da solo, rintanato nel mio silenzio come in una tana.
Ho risolto problemi che neanche immaginate, e ne ho creati pure parecchi.
Ho camminato in punta di piedi su pezzi di vetro, sempre con l’idea che nulla mi fosse dovuto. Eppure, per avere qualcosa, ho lottato fino a spaccarmi le mani. E quando mi sono concesso qualcosa, era sempre tra una complicazione e l’altra… Rubata, mai regalata. E ogni furto me lo sono goduto. Tutto. Fino all’ultima briciola.
Le delusioni mi hanno irrobustito le ossa.
E quando il freddo si faceva troppo insopportabile, c’era sempre qualcuno disposto ad abbracciarmi. Non sempre per amore. Ma bastava.
Ecco.
Per tutto questo, oggi, io la giustifico…
la mia vita.
agosto 2022 -25