Un errore semplice

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Loris si leccava le ferite come fanno le iene in silenzio, senza lamenti.

Di giorno vagava per le strade della città, evitando con cura ogni riflesso, ogni superficie capace di rimandargli l’immagine di sé. Si perdeva nei vicoli dimenticati, odorosi di umidità, gelsomini  e agrumi, come se lì potesse ancora nascondersi qualcosa di vivo.

Attendeva. Lei. Ma lei non venne mai. Era morta da tempo, e Loris lo sapeva. O faceva finta di dimenticare.

Via Libertà si era trasformata. Le prostitute si trovavano immobili ai margini della strada, come statue prima della parata. A piazza Politeama, i corpi si muovevano nella penombra, indistinti. A piazza Verdi, qualcuno parlava di bambini spariti e mai riapparsi, ma nessuno ascoltava davvero.

Loris attraversava il centro come si attraversa un sogno che si dissolve. Cercava qualcosa che somigliasse al passato, ma non lo trovava.
Caricò una prostituta in auto. Non guardò il volto. Guidò verso il parco della Favorita, dove il buio copriva le forme e le voci si attutivano.

Voleva toccare la carne, illudersi del piacere. Ma nel momento esatto in cui cercava di dimenticare, scoprì la verità. Aveva preso un uomo.

Restò immobile. Non per disgusto, ma per stanchezza.
Aveva sbagliato. Non la scelta. La vita.

G.L. 15 maggio 2013