Anche Dio ascolta i Pink Floyd

Anche Dio ascolta i Pink Floyd

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Quando nessuno lo vedeva, quando le incombenze quotidiane si allentavano, si metteva in un angolo – e di angoli in quel posto ce n’erano tanti, indossava le cuffie, rigorosamente wi-fi, e ascoltava i Pink Floyd.

Era una mania che si concedeva, come un peccato necessario alla sua sopravvivenza. Se l’avesse fatto prima, forse l’uomo sarebbe stato migliore.

In quell’angolo Dio chiudeva gli occhi, non curandosi di quello che accadeva sulla Terra – forse era stanco dell’uomo.

Le prime note del suo album preferito, ‘The Dark Side of the Moon’, fluivano dalle cuffie, rilasciando un suono che lo avvolgeva come un mantello – già, perché Dio viveva nudo.

Il battito cardiaco iniziale della traccia gli ricordava il momento della creazione, un ritmo che Lui stesso aveva impresso agli albori del tempo. Si abbandonava come mai gli era permesso di fare davanti alle sue creature. Qui, nel suo rifugio privato, poteva finalmente essere completamente se stesso, vulnerabile come le sue creature, lasciandosi trasportare da quella musica che sembrava raccontare tutte le storie dell’umanità in un unico, maestoso affresco sonoro.

E poi… poi arrivava quel momento. Quella voce. Quel grido primordiale che si elevava sopra tutto il resto. ‘The Great Gig in the Sky’ lo colpiva come un’onda di pura emozione. La voce si librava, si contorceva, esplodeva in un lamento che conteneva tutto: gioia, dolore, estasi, disperazione. Era come ascoltare l’eco di ogni preghiera mai pronunciata, di ogni grido mai lanciato verso il cielo. Era sempre quel passaggio che gli spezzava il cuore, quando la voce di Clare Torry iniziava a volare, straziante e sublime allo stesso tempo. In quei momenti Dio rivedeva il suo angelo migliore: Lucifero.

La voce era come un serpente di pura energia, proprio come suo figlio si era contorto nel suo orgoglio, nella sua ribellione. Ma non c’era solo il dolore in quel canto – c’era una bellezza selvaggia, indomabile, la stessa che aveva reso Satana magnifico e pericolosamente perfetto.

E Dio ogni volta rivedeva i suoi ‘se’ che avrebbero potuto essere. La voce si alzava, si spezzava, gridava, proprio come aveva gridato Lui stesso quando aveva dovuto allontanare suo figlio. Era come se i Pink Floyd avessero catturato il momento esatto in cui il Paradiso aveva perso la sua stella più brillante, trasformando quel dolore in una vera forma d’arte.

Se l’avesse fatto prima, forse l’uomo sarebbe stato migliore.

               ottobre 2024