La stanza puzza di pioggia vecchia e di lenzuola dimenticate.
la finestra è aperta solo a metà, sotto un muro d’acqua.
Aspetto qualcuno che forse non verrà mai
o magari sono io a non volerlo abbastanza.
Il fumo scavalca l’aria come un pensiero sporco,
uno di quelli che non confesseresti nemmeno
nella saliva dei cuccioli di un gatto randagio.
La sigaretta brucia piano,
il vestito è liso, e ogni boccata è un modo per non urlare.
Non ho mai messo il rossetto, non mi sono mai truccata,
ho sempre lasciato il cuore scoperto,
come una ferita sotto il vestito sempre fuori posto.
Lui mi ha sempre detto: “torno presto, vedrai.”
ma “presto” è un concetto da uomini puntuali,
e lui non lo è mai stato.
Intanto fumo.
per riempire i vuoti,
per ingannare il silenzio,
per sentire il calore di qualcosa che almeno non mente.
Il fumo non promette niente,
e mantiene ogni maledetta parola.
Sento la città fuori, piena di catarro,
con le vene intasate di clacson e sogni scontati.
ma qui dentro tutto è lento, tutto è appeso,
il tempo si allunga come la cenere che non cade,
e io riesco a guardare il nulla farsi forma:
una spirale di fumo e silenzi che sanno di addio.
Mi chiedo se lui pensa ancora a me
quando la notte gli tocca le spalle,
quando si infila un’altra camicia
per un’altra cena che non è la nostra.
Forse sì.
Forse no.
Ma io continuo a fumare quel pensiero,
mi scivola in gola,
mi gratta l’anima,
e poi esce fuori come una danza.
La sigaretta è quasi finita,
come me,
ma non la spengo ancora
non prima di averci trovato dentro un segno,
come i fondi di caffè,
o un senso,
o almeno una bugia che suoni bene.
Perché a volte non è la verità che cerchi,
ma solo una storia che ti faccia compagnia
mentre aspetti qualcuno
che non sa più tornare.
Ecco, la cenere cade, finalmente.
un punto fermo, piccolo, grigio,
che non decide niente
ma chiude qualcosa.
Fuori il cielo comincia a scolorire.
E’ l’alba?
O solo una lampada a olio accesa da qualche parte?
Non lo so.
Non voglio saperlo.
Aspiro l’ultimo tiro.
sono quasi al filtro,
lo tengo dentro,
poi lo lascio andare,
come si fa con certe persone:
senza rabbia,
senza gloria,
solo perché non puoi tenerle.
resto così,
tra il letto stropicciato,
un vestito liso,
e una finestra che non mi dice più niente.
con un’altra sigaretta tra le dita gialle
e una domanda in gola
che non ha fretta di uscire.
maggio 2025