Natale: una farsa al neon

Natale: una farsa al neon

Il Natale. Quella farsa.

Le luci colorate che fanno brillare gli occhi vuoti della gente, come mosche attratte dalla merda. Tutti che corrono, affannati, per comprare quei “regalini” del cazzo. Regalini. La parola stessa puzza di miserabile. Si sgomita nei supermercati per comprare panettoni e spumanti che nessuno vuole davvero, ma devi averli, altrimenti sei fuori dal grande teatro.

E poi c’è il pranzo. Dio, il pranzo. Uno sterminio culinario. La gente si svena per comprare il cibo come se fosse l’ultimo pasto della loro miserabile esistenza. A me basterebbe un piatto di spaghetti aglio, olio e formaggio, ma no, devi ingozzarti come un maiale pronto al macello. E dopo? Sempre la solita frase da idioti: “Dal 2 gennaio dieta.” Ma vaffanculo, la dieta. Io sono sempre a dieta!

E i giochi. Tombola, carte, le solite cazzate. Quanto costa una cartella? Cinquanta centesimi? Troppo cara? Tira fuori i soldi, bastardo. E il panettone. Non mi piace il panettone. E gli auguri? Quelle strette di mano sudate, quei sorrisi forzati, quegli occhi vuoti che ti fissano mentre ti dicono “Buon Natale”. È solo un altro modo per fingere di essere qualcosa che non sei.

La TV, poi, è la ciliegina su questa torta ammuffita. Famiglie felici che non esistono, pubblicità che ti infilano il Natale in gola a forza. E la strada? Addobbata di luci pagate coi soldi che mancano per cose più importanti. Un altro schiaffo alla realtà e ai poveri.

Sai come vorrei passarlo, io, il Natale? Seduto sul marciapiede con un ubriacone. Condividere una bottiglia, sputare storie vere, non quella merda zuccherosa che la gente si racconta sotto l’albero. Babbo Natale? Quel vecchio deve essersi rotto i coglioni da tempo ormai. Ha venduto la slitta, comprato una BMW e si è ritirato in qualche posto dove non deve vedere più nessuno. Beato lui.

Io, invece, staccherò il telefono, spegnerò tutto. Niente auguri, niente sorrisi, niente regali. Lasciatemi in pace. Questo è il mio Natale.

 2024