L’ULTIMO BICCHIERE

L’ULTIMO BICCHIERE

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Babbo Natale pagò il conto senza troppo entusiasmo, poi si alzò e si avviò verso l’uscita. 

Camminava barcollando, senza una direzione precisa. Fuori, la notte era fredda e silenziosa, come se il mondo stesso avesse smesso di respirare. Non sapeva dove andare, ma in fondo non importava. Sapeva solo che domani sarebbe tornato a ricominciare tutto da capo: un altro Natale ancora, un altro giro, altre consegne, un’altra interminabile notte passata a colmare vuoti che non si sarebbero mai riempiti.

Rientrò nel bar per un ultimo bicchiere. Il barista lo osservò con una smorfia che tradiva più pena che disprezzo.

– Babbo Natale, ma che cazzo ci fai ancora qui? – chiese con voce stanca, come se avesse già sentito quella domanda un milione di volte.

Il vecchio, con la barba ancora sporca di neve, rimase in silenzio per un istante. Poi sollevò il bicchiere vuoto davanti a sé, guardandolo come si guarda un orizzonte troppo distante.

– Sono stanco – rispose. – Stanco dell’umanità. Aspetto solo quella stronza della Befana. Mi ha promesso un passaggio.

Il barista non rispose. Si limitò a scrollare le spalle, mentre il vecchio si alzava e spariva nella notte. Rimase solo il bicchiere sul tavolo, trasparente e silenzioso, come un inutile frammento di un mondo troppo vasto.

          dicembre 2024