Bevo birra calda
gialla.
Indigeni con la testa spenta
impalati
su tralicci che friggono di olio marcio.
Il lago
un’ombra,
cigni con le gambe spezzate
che non affondano
restano lì
occhi bianchi
come chiodi arrugginiti.
Un vento che sega l’aria,
alberi isolati
fermi
su confini netti
di visioni sempre immobili.
Rami neri
che si spezzano da soli.
Cavalli bradi
con le costole di vetro.
Topi.
Ti vedono.
Ti temono.
Sai troppo.
Vedi architetture lontane
che non dovrebbero esistere.
Loris
ha mangiato pane per tanti anni.
Loris
ha l’esofago pieno di rane.
Adesso
strappa gatti coi denti
perché vuole correre.
E corre.
Ma non si muove.
@G.L. 2012