Scrivo per sopravvivere.
Non per piacere, non per farmi leggere, non per ottenere applausi. Scrivo solo perchè se non lo faccio, esplodo. O peggio: mi svuoto. Un pò come i 5 km di corsa la mattina, se non li faccio è la fine.
Scrivo da circa 40 anni circa e i miei testi nascono quasi sempre da ferite vere, mai rimarginate.
Scrivo di ricordi, di pelle bruciata, di fantasmi che non mi lasciano la notte. Di donne sparite e riapparse. Scrivo di solitudine che ho imparato ad ascoltare e del dolore che mi tengo stretto, perchè almeno quello è sincero.
Scrivo con la stessa urgenza con cui suono. Si, il pianoforte è stato sempre il mio pallino, sin da quando avevo 15 anni.
Lo studio del pianoforte non è solo disciplina, è terapia. E lì, tra i tasti bianchi e neri, che riesco a mettere ordine dentro al mio caos. Quando improvviso, quando lascio andare a fanculo le mani, quando non guardo la tastiera, è come se il dolore trovasse un suono, e il silenzio smettesse di fare paura.
Scrivo ascoltando la mia musica, il blues, il jazz, il soul, una costante nella mia vita, una fede, un modo per dire quello che le parole, spesso, non riescono più a reggere.
Non so quale sia il mio stile di scrittura oggi, ma mi rendo conto che non è gentile.
Le mie parole non chiedono permesso, non bussano: entrano con i piedi sporchi di terra nella testa del lettore, almeno spero. Se proprio dovrei collocarmi, direi che la mia scrittura è esistenziale, sporca, viscerale, emotiva. Qualcosa che mischia Bukwoski e Dostoevskij, con le vertigini di Camus e le tragiche maschere di Pirandello.
Non ho mai creduto alla letteratura che vuole insegnare, semmai credo in quella che ti fa sanguinare. Quella che ti prende per il collo e ti sbatte davanti a uno specchio, dicendoti la verità. Quella nascosta, quella che cerchi di nascondere come un vomito andato male.
A volte l’immagine riflessa è orribile, ma è vera. E io, della verità, anche quella più scomoda, non ho mai avuto paura, anzi, ho cercato sempre di coltivarla.
Scrivo perchè ho bisogno di raccontare la mia vita senza filtri. Perchè anche le parti più schifose, più sbagliate, più fragili, meritano di essere messe su carta.
Scrivo di me, ma dentro ci troverai anche te, si tu che stai leggendo, se hai il coraggio di riconoscerti.
Non cerco redenzione.
Cerco solo di dimenticare chi sono stato.
E chi sono adesso.
E se nel frattempo riesco a disturbare qualcuno, a farlo piangere, incazzare, ridere o pensare, anche solo per un attimo, allora ne è valsa la pena.
E in culo al mondo!
@G.L. agosto 2025