C’è quel momento in cui le parole si rompono.
Non si spezzano: si frantumano.
Come vetri in bocca.
E la terra, nuda, sporca, troppo ignorata,
ti chiede di mordere ancora.
Intanto il vento ti attraversa le ossa,
e tu lo mastichi senza capirne il senso,
come si mastica un’ossessione
che non smette mai di sanguinare.
Poi ti lasci andare.
Non per scelta.
Per stanchezza.
Come il mare quando si stende addosso agli scogli,
senza più forza né orgoglio,
solo per il bisogno di esistere ancora un attimo.
Sporco di schiuma, trasparente, errante.
E poi, non sai da dove, uno sbattere d’ali.
E voli via.
Senza sapere se sei tu che voli
o il mondo che cade.
@luglio2021-25