L’alba dovrebbe bastare

L’alba dovrebbe bastare

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È l’alba, e già questo dovrebbe bastare.
Mondello all’alba è un compromesso tra il silenzio e il gracchiare di oche che da lì a poco riempiranno la spiaggia.
Ti viene da dire: “oggi magari cambio qualcosa”, ma lo sai che menti. E allora stai zitto.
Guardi.

L’alba non chiede permesso è prepotente, arriva e basta. Ogni giorno. Sempre uguale ma sempre diversa per chi la guarda.
Come se l’universo intero avesse premuto un “reset”, e tu ti ritrovassi lì, con addosso gli stessi pensieri ingarbugliati del giorno prima.
L’alba è come una carezza violenta, una pugnalata lenta e allo stesso tempo luminosa che ti ricorda che, comunque sei vivo. Che ci sei ancora, che puoi ancora maledirti o provare a perdonarti.

E allora pensi. Perché cazzo sì, l’alba ti costringe a pensare. Scava, come fanno le mani venose di un vecchio che non vuole dimenticare.
E da qualche parte, tra la luce rosa che disegna i contorni delle case e quel profumo di cornetti appena sfornati riaffiorano i ricordi. Quelli belli, che ti fanno sorridere in silenzio, e quelli brutti, che ti colpiscono allo stomaco. Ti rivedi bambino con le ginocchia sbucciate, adolescente con le prime bestemmie in gola, uomo con le mani che tremano di troppe cose taciute.

E ti rendi conto che sì, l’alba è una sorta di benedizione per chi ha il coraggio di guardarla negli occhi. Per chi ha la sensibilità di guardarsi dentro.
“È l’eterno ritorno” (cit.) di tutto ciò che sei stato, che hai perso, che ancora cerchi.
Una ripetizione tra il sacro e il profano insieme, come una preghiera gospel cantata senza fiato.

Perché l’alba, come la vita, non la decidi tu.
Accade.
Cito Camus (lo amo) il quale: “L’alba è innocente. Come la vita. Accade.”
E tu puoi solo star lì a guardarla. In silenzio.
E in culo al mondo.

giugno 2025