Ogni tanto ripenso a mio padre: alle sue lotte, ai suoi discorsi, alle letture intrise di Marx, Gramsci, Togliatti, Berlinguer. Era profondamente comunista, nel senso più autentico del termine.
Ricordo quando, per la prima volta, la sinistra andò al governo. Mi guardò negli occhi e disse:
“Da oggi non sono più comunista.”
Ci penso spesso.
Penso che, se fosse ancora vivo e potesse vedere com’è ridotta l’Italia e ciò che resta della “sinistra”, avrebbe preferito morire piuttosto che assistere allo sfacelo.
Lui, che credeva nella fede laica della politica, e in una democrazia fatta di dignità e coerenza.
21.04.2013