Quell’attimo di eterno

Quell’attimo di eterno

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L’essere umano avrà forse ancora una speranza. Una piccola luce, ma ostinata, che resiste nel fondo della sua solitudine di oggi. Basterebbe, forse, che imparasse a guardarsi dentro senza fuggire o nascondersi, a prendersi cura di sé, non per egoismo, ma per dignità. A proteggere i propri figli non dal mondo, ma dalla disattenzione. A difendere il silenzio del frastuono inutile che la civiltà gli rovescia addosso ogni giorno.
Oggi, al parco, c’erano bambini. Tanti. Ridevano, correvano, cadevano e si rialzavano senza piangere. I genitori li seguivano con lo sguardo stanco, ma presente. Era una scena semplice, eppure insolita. Non avevo mai visto tanta gente lì, tutta insieme. Forse è questo che mi ha sorpreso: non la moltitudine, ma il fatto che sembrassero felici. Per un attimo, ho creduto che ci fosse ancora qualcosa di integro in ognuno di noi. Anche in me e non nascondo che ad un certo punto mi sono anche commosso. Non ho paura ad esternare i miei sentimenti, le miei emozioni, al contrario di tanti che lo fanno solo davanti uno specchio per vedere se viene bene.
Lo so, chi mi conosce direbbe che non sono pensieri miei. Che questo slancio non mi appartiene. Eppure oggi, stranamente, voglio crederci. Voglio credere che ci sia ancora spazio per una forma di quiete. Una sorta di pace che non viene dal fuori, ma da un’intima accettazione.
Intorno a me, bambini che giocano, adulti che camminano, corrono, si parlano a bassa voce. E nell’aria, come un sussurro gentile, nell’aria mi è sembrato di sentire la chitarra di Pat Metheny: Always And Forever. Non so perché, ma sembrava la colonna sonora perfetta per questa mattinata sospesa.
E per la prima volta da tanto, ho avuto l’impressione che il tempo potesse fermarsi. Anche solo per un istante.

aprile 2024