Piccolo mondo

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È quasi sempre la stessa luce che ci invade ogni mattina, lì, alla fine di ogni sogno notturno, verso la fine del mondo, in questo nuovo giorno.
La stessa frenesia, gli stessi pianti, la stessa voce, lo stesso canto, la stessa armonia.
Chi ruba un sorriso, chi si guarda dentro gli occhi e sa che non può perdere ancora un giorno.

C’è chi rincorre nuvole che stanno al di là della montagna, magari nascoste tra pini secolari;
chi sfiora labbra, chi è già stanco di meditare, chi continua ancora a sussurrare;
chi impreca contro la politica, chi svanisce nel cemento, chi corre per nascondersi da se stesso.

È sempre la stessa luce ogni mattina,
come un libro ancora non letto,
come lo sguardo di un cane verso il cielo,
come una mamma che urla la sua disperazione
o l’ultimo mendicante in una chiesa sempre chiusa da un grande portone.

Chi scopre ancora una bellezza mai vista, chi collassa come uno spazio vuoto,
chi cerca il silenzio in un corpo, chi muore barattando un respiro,
o un emigrante, chi ha promesse mai mantenute, chi comanda e non ha mai amato, chi cerca ancora un sorriso tra le macerie,
sotto un letto sempre disfatto.

È la stessa luce che ci invade ogni mattina,
come il miracolo di una nuova vita o la morte di un cigno,
come un timido slancio verso una riscossa,
come il non poter far la spesa,
come la magia di una donna mai attesa.

E poi ancora biciclette e carezze di brina in un mare sempre calmo,
come vecchie fotografie false di felicità,
come mani che scorrono tra sorrisi paralitici
e bocche affannate di volti familiari,
come mattini ingenui e sinceri,
come i bimbi verso un sapere, ma senza emozioni, come un biglietto di sola andata verso l’ultima notte e un cuscino,
come le ultime lacrime di una vergine.

È sempre la stessa luce ogni mattina,
quando ti svegli e racconti ancora la tua vita in questo piccolo mondo,
e raccogli voci, odori e confessioni stanche,
in attesa del prossimo bagliore.

 ottobre 2018